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Terapia Neuropsicomotoria nel Bambino

Importanza della diagnosi precoce nei disturbi dello sviluppo Neuropsicomotorio ​

FASI DEL NORMALE SVILUPPO PSICONEUROMOTORIO 

 

Il neonato passa attraverso diverse fasi dello sviluppo neuropsicomotorio:
Il primo periodo è quello neonatale, nel quale prevale la riflessologia primaria, cioè riflessi arcaici di difesa e di ricerca vitale, che permettono la sopravvivenza del neonato (prime 6 settimane). Nelle settimane successive comincia a sviluppare la mobilità volontaria tramite la quale il neonato “apprende” attraverso il movimento. 

Dapprima sviluppa il movimento di rotolamento, il voler “raggiungere” qualche oggetto interessante porta il neonato a passere dalla posizione supina a quella prona in modo autonomo (6 mesi). 

In seguito passerà alla fase dello Striscio, che permetterà di “raggiungere” l’oggetto desiderato dalla posizione prona, dapprima con l’estensione del busto, poi con la spinta alternata gamba braccio, fino ad arrivare alla fase del Gattonamento (8 mesi). 

Seguirà poi la fase del Raddrizzamento, che porterà il bimbo dal gattonare in posizione prona alla postura eretta e alla seguente deambulazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TERAPIA OSTEOPATICA 

 

L’osteopata esegue una valutazione del bimbo tramite tecniche di ascolto manuale, nella quale vengono evidenziate eventuali disfunzioni della sfera strutturale, viscerale o cranio sacrale. 

In base all’anamnesi, alle disfunzioni trovate nella valutazione osteopatica e alla visione della cartella clinica, l’osteopata pianifica il trattamento. 

Il trattamento si avvale di tecniche manuali, gentili e non invasive, che vanno a decongestionare le strutture in disfunzione ed effettuare un riequilibrio funzionale del bambino. 

L’osteopatia tratta il paziente e non la malattia.
L’intenzione è quella di ripristinare l’integrità strutturale, viscerale e la continuità fluidico energetica del bambino, solo allora il corpo potrà mettere in atto il suo potere d’autoguarigione.

 

 

L’IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI PRECOCE 

 

La diagnosi precoce e la tempestiva messa in atto di un

programma terapeutico adeguato, sono indispensabili per

ottenere un buon risultato.  Nei casi più gravi il tempo perso

provoca alterazioni difficilmente recuperabili se non irreversibili. La valutazione andrebbe fatta a 6-9-12 settimane di vita, e qualora si evidenziasse un’anomalia o un ritardo dello sviluppo posturale, neuropsicomotorio, si potrebbe già iniziare con un trattamento adeguato, parallelamente il neonato va inviato a figure mediche specializzate per avere una diagnosi specifica della problematica in questione. Le valutazioni neuro funzionali nei primi tre mesi di vita non sono esenti da errori (falsi negativi o falsi positivi), ma valutando il neonato per tre volte, a distanza di tre settimane ne riduce in modo importante la possibilità di errore. 

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LA TERAPIA NEUROPSICOMOTORIA 

 

Il bambino con problemi neuropsicomotori, indipendentemente da quale sia la causa, non riesce ad avere spontaneamente tutte le esperienze di movimento dei bambini normodotati. 

È proprio quest’assenza di esperienza che impedisce al sistema nervoso di imparare, evolvere e controllare i movimenti. Tecnicamente questa mancata esperienza viene chiamata “ritardo dello sviluppo neuropsicomotorio”. 

Il metodo terapeutico (ideato dal dott. Castagnini, come evoluzione della metodica Vojta) utilizza schemi neuropsicomotori, che fanno parte del bagaglio innato dell’apprendimento naturale. 

Il metodo è perciò una fisioterapia speciale, da applicare molto frequentemente, che fa ripercorrere al bambino le tappe dello sviluppo “spontaneo normale” mediante stimolazioni adeguate. 

Queste stimolazioni vanno a evocare schemi neuropsicomotori innati. 

Gli schemi terapeutici evocati possono venire così classificati: 

Schemi di rotolamento
• Schemi di Striscio
• Schemi di verticalizzazione 

Il sistema nervoso centrale riceve ripetutamente le informazioni che gli esercizi di facilitazione evocano, quindi queste informazioni vengono prima memorizzate e poi utilizzate dal bambino. 

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